La lussazione della clavicola è una patologia che può interessare tutte le fasce di età. Ha molto spesso origine traumatica e può verificarsi per esempio durante la pratica di uno sport. La lesione che si riscontra può andare da una distorsione a una separazione completa dell’articolazione.
La clavicola è un osso a forma di “s” che delimita la parte superiore della spalla e forma l’articolazione acromion-claveare insieme a una porzione della scapola denominata appunto acromion. La clavicola, in particolare, consente di unire il braccio e la scapola al tronco e, grazie alla sua particolare anatomia, permette una varietà molto ampia di movimenti del braccio, a cui partecipano anche i muscoli (come il deltoide e il trapezio) che si inseriscono sulle ossa dell’articolazione. L’articolazione viene stabilizzata dal legamento coraco-acromiale e dai legamenti coraco-clavicolari (legamento trapezoide e legamento conoide, che uniscono la clavicola alla scapola permettendo loro di sopportare un forte carico). Come per la maggior parte delle articolazioni del corpo, è presente anche della cartilagine tra le ossa, che consente un movimento fluido.
L’articolazione della spalla comprende infine anche la cuffia dei rotatori, formata da quattro muscoli con i rispettivi tendini.
La lussazione della clavicola avviene quando i legamenti non riescono più a tenere le ossa dell’articolazione acromion-claveare nella posizione corretta. Questo tipo di lesione si verifica spesso a causa di una caduta e al conseguente trauma diretto sulla parte superiore della spalla, con il braccio vicino al corpo. Anche cadere sulla mano tesa può causare danni, ma tale evenienza si verifica meno frequentemente. Il rischio di lesione è piuttosto elevato in caso di incidenti stradali e per chi pratica alcuni sport da contatto. In tutte queste situazioni la scapola viene di solito spinta verso il basso e la clavicola, che è attaccata anche allo sterno, non riesce a seguire l’ampiezza di tale movimento. Ciò causa la rottura dei legamenti e di conseguenza la lussazione; in alcuni casi, può verificarsi anche la frattura della clavicola.
La rottura dei legamenti, oltre che da una situazione traumatica, può derivare anche da problemi di salute cronici, che predispongono a questo tipo di danno. L'artrosi della spalla, che può essere causata da traumi, da malattie infiammatorie o metaboliche e dall’usura, può per esempio causare danni estesi alla cartilagine che mettono a rischio la stabilità dell’articolazione, e talvolta interessano anche la cuffia dei rotatori. Esiste anche una condizione nota come lassità legamentosa, che può essere ereditaria (cioè trasmessa geneticamente da genitore a figlio), oppure essere dovuta a uno sviluppo anomalo del feto, per la quale l’articolazione rimane instabile a causa dei legamenti deboli.
Le lussazioni della clavicola vengono classificate in base a quali legamenti sono strappati e a quanto è grave la lacerazione. Si parte da una lesione di grado 1, la più lieve, nella quale il danno è minimo, con la dislocazione dell’osso, ma senza una reale rottura dei legamenti. Una lesione di grado 2 consiste invece in un danno al legamento coraco-acromiale e agli altri legamenti che stabilizzano l'articolazione (i coraco-clavicolari). In questo tipo di lesione, tuttavia, questi ultimi sono solo allungati e non completamente strappati. In una lesione di grado 3, i legamenti coraco-clavicolari sono invece completamente lacerati, e la clavicola non è più legata alla scapola. Di conseguenza la clavicola non è più allineata con l'acromion e l'articolazione presenta una deformità. Le lesioni di tipo 4, 5 e 6 sono più rare e decisamente più serie. Nel tipo 4 la clavicola si sposta all’indietro rispetto all’acromion, nel tipo 5 la clavicola e l’acromion sono separati in maniera completa e più grave rispetto al tipo 3. La lesione di tipo 6, molto rara, presenta una clavicola spostata in basso e in genere si associa a traumi molto gravi. Nelle lesioni di tipo 3, 4, 5 o 6 si può avere anche una lesione alla cuffia dei rotatori.
Tra i sintomi che caratterizzano la lussazione acromion-claveare il principale è sicuramente il dolore, in generale molto forte nei traumi, che si presenta nella parte superiore della spalla. Visivamente, è possibile osservare un rigonfiamento o addirittura una vera e propria deformità della spalla. Dal punto di vista funzionale, si ha una notevole limitazione dei movimenti, per esempio quando si cerca di sollevare il braccio.
Ovviamente la sintomatologia presenta una grande variabilità a seconda della gravità della lesione. Per una lesione di tipo 1 si avranno un dolore e un gonfiore lievi, e la spalla si mostrerà tutto sommato normale. Man mano che la gravità della lesione aumenta, aumenteranno anche i sintomi, fino ad arrivare a vere e proprie deformità nei casi più gravi: lo spostamento della scapola verso il basso può causare un rigonfiamento sopra la spalla, dovuto alla clavicola che può muoversi al di sopra dell’acromion, determinando in alcuni casi anche una lacerazione della pelle. Nei casi di rottura dei legamenti per cause croniche e non traumatiche, in genere il dolore causato dall'instabilità dell'articolazione si manifesta con un’intensità che varia nel tempo e tende a presentarsi in particolare durante la notte, insieme a una limitazione notevole nei movimenti e all’impossibilità di sollevare pesi anche minimi. Se si verifica la rottura della cuffia dei rotatori, in genere si ha dolore che può intensificarsi durante i movimenti, in particolare quelli di sollevamento del braccio, fino a raggiungere anche l’arto non colpito dalla lesione.
La cosiddetta “riduzione” della lussazione della clavicola, ossia la “riparazione” della lesione, viene gestita per la maggior parte dei casi con un trattamento conservativo (ovvero che non richiede la chirurgia), qualunque sia il grado del danno. Solo per alcuni pazienti è necessario un trattamento chirurgico per la stabilizzazione dell’articolazione.
La diagnosi, effettuata tramite esame fisico e palpazione dell’articolazione, viene completata da una radiografia, che permette di rilevare la reale gravità della lussazione e di controllare la presenza di fratture dell’osso.
Una volta appurata la presenza della lussazione, il primo passo è quello di ridurre il dolore, immobilizzando il braccio con un bendaggio o un tutore per tenere la spalla a riposo e posizionando sulla zona dolente un impacco di ghiaccio per 20-30 minuti ogni due ore. Possono essere utili anche farmaci antinfiammatori non steroidei, da applicare localmente (per esempio, con creme, gel o un cerotto medicato) nei casi più lievi, oppure da assumere per via orale. Non appena il dolore alla spalla inizia a diminuire, è importante muovere le dita, il polso e il gomito per evitare eventuali rigidità. In seguito, ma solo sotto la guida di un medico specialista in ortopedia o di un esperto di fisioterapia, si inizia a muovere la spalla, per evitare che diventi rigida o che si verifichi una situazione nota come spalla congelata. Si tratta di una patologia infiammatoria che non ha nulla a che vedere con il freddo, ma che limita sempre di più i movimenti della spalla fino alla rigidità completa, e deriva dall’infiammazione progressiva della capsula di tessuto connettivo che circonda l’articolazione della spalla, causata per esempio dall’immobilizzazione forzata in seguito a traumi o interventi.
Quando lo specialista lo riterrà opportuno, sarà necessario iniziare un programma di riabilitazione, dapprima con terapie fisiche che permettano di controllare meglio il dolore e poi con massaggi e con l’esecuzione di esercizi specifici indicati dal fisioterapista. Può essere utile anche la ginnastica funzionale, ovvero un allenamento mirato a riconquistare i movimenti dell’articolazione dal punto di vista sia della vita quotidiana sia sportivo o professionale per chi ha necessità particolari.
Per riottenere la piena mobilità e la completa funzionalità dell’articolazione, e quindi la guarigione, il tempo necessario varia molto a seconda della gravità della lesione, passando dai 10-14 giorni per una lesione di tipo 1, fino a 6-8 settimane per una lesione di tipo 3. Il momento giusto per la ripresa dell’attività fisica sarà indicato dal medico o dal fisioterapista. La lussazione della clavicola nei gradi da 1 a 3 solitamente guarisce senza necessità di un intervento chirurgico.
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