Per molti i reumatismi sono semplici acciacchi alle articolazioni che si manifestano con l’età. Ma non è così: le patologie reumatiche sono oltre 200 e non sempre circoscritte all’ambito articolare. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Col termine reumatismo, in medicina, si fa riferimento a una serie di condizioni dolorose a livello articolare, cioè che interessano le articolazioni, ma anche ossa, cartilagini, tendini, legamenti e muscoli circostanti.
Non esiste quindi un solo reumatismo, tanto che si parla di solito al plurale di reumatismi o, meglio ancora, di malattie reumatiche.
Le malattie reumatiche (o muscolo-scheletriche) sono tante e con caratteristiche anche molto diverse tra loro. Le accomuna, in genere, la comparsa di dolore e la conseguente riduzione di funzionalità e movimenti in una o più parti del sistema muscolo-scheletrico.
Proprio perché molto diversificate, ogni malattia reumatica può avere cause (che in alcuni casi non si conoscono ancora) e sintomi ben precisi, e richiedere, quindi, percorsi diagnostici e una terapia ad hoc.
In generale, non vanno sottovalutate, perché nei casi più seri possono avere un pesante impatto sulla qualità della vita.
Come anticipato non esiste una sola malattia reumatica, ma oltre 200 diverse patologie, che colpiscono l’apparato muscolo-scheletrico ma possono coinvolgere anche organi interni e altri tessuti (come il tessuto connettivo, il tessuto cioè che funge da connessione, sostegno e protezione di organi e visceri).
All’interno di questo ampio gruppo di disturbi reumatici si distinguono innanzitutto:
In base alla localizzazione della malattia, si fa poi la seguente distinzione:
Tra le malattie reumatiche va annoverata anche l’osteoporosi, la malattia più diffusa a carico dello scheletro e caratterizzata da una riduzione della densità minerale delle ossa.
Le malattie reumatiche possono colpire a tutte le età, anche se generalmente riguardano soprattutto gli adulti: ci sono infatti patologie più frequenti in età avanzata (come l’artrosi, l’osteoporosi o la polimialgia reumatica), altre che possono colpire anche in età infantile (è il caso, per esempio, della febbre reumatica, che può riguardare bambini tra i 5 e i 15 anni); altre ancora, come l’artrite reumatoide o il lupus, sono tipiche dell’età fertile (rendendo necessaria anche un’attenta pianificazione di un’eventuale gravidanza).
Possono, inoltre, essere coinvolti entrambi i sessi, anche se generalmente le donne risultano maggiormente interessate: per fare alcuni esempi, l’artrite reumatoide, il lupus, l’osteoporosi o l’artrosi colpiscono di più il sesso femminile, mentre la spondilite anchilosante è più frequente nei maschi.
Come non esiste una sola malattia reumatica, anche le cause sono molteplici e solo in parte sono conosciute.
A livello generale sono ritenuti fattori di rischio per lo sviluppo di patologie reumatiche:
Nel caso dell’artrosi, in particolare, entrano in gioco fattori che contribuiscono ad alterare il naturale equilibrio dei tessuti dell’articolazione (della cartilagine in particolare, ma anche dell’osso subcondrale, cioè quello sottostante la cartilagine stessa), con uno sbilanciamento a favore dei processi distruttivi e degenerativi rispetto a quelli costruttivi:
Anche per quanto riguarda le malattie reumatiche infiammatorie, le cause sono molteplici e non sempre note, e ancora una volta entrano in gioco la predisposizione genetica e fattori ambientali (fumo, infezioni ecc.). Esistono per esempio artriti infettive, dovute cioè all’infezione diretta da parte di germi (batteri, virus ecc.).
Alcune malattie reumatiche infiammatorie sono malattie autoimmuni, nelle quali, cioè, l’infiammazione è conseguenza di un’anomala risposta del sistema di difesa dell’organismo (il sistema immunitario) che finisce per attaccare i propri tessuti. Succede, per esempio, nell’artrite reumatoide, ma anche in molte connettiviti (come il lupus). Il perché si scateni la risposta autoimmune non è però sempre chiaro.
Altre patologie reumatiche sono di origine dismetabolica, cioè legate a errori nel metabolismo di alcune sostanze prodotte dall’organismo stesso.
Ne è un esempio la gotta, in cui l’infiammazione è dovuta a un disordine nel metabolismo dell’acido urico: questa sostanza viene prodotta in eccesso e/o scarsamente eliminata attraverso le urine, per cui si accumula nell’organismo, determinando il deposito di cristalli di urato nelle articolazioni.
Nel caso di reumatismi extra-articolari localizzati, come tendiniti e borsiti, il problema è generalmente causato da un sovraccarico delle strutture interessate, per esempio in seguito a movimenti ripetitivi (come quelli connessi alla pratica di alcune attività sportive e/o lavorative) o a una postura scorretta, oppure può dipendere da un trauma. Anche in questo caso possono poi entrare in gioco altri fattori come:
Per quanto riguarda la fibromialgia, le cause non sono ancora chiare, anche se sembrano essere coinvolti diversi fattori (genetici, immunitari, ormonali, psichiatrici ecc.).
Come le cause, i sintomi dei reumatismi possono essere diversi, anche in base alla patologia presa in considerazione o alla fase (acuta o cronica) del disturbo.
A livello generale, segni e sintomi che possono far sospettare la presenza di una malattia reumatica sono:
Nel caso dell’artrosi, le articolazioni più colpite sono quelle della schiena (o meglio della colonna vertebrale), le ginocchia e le anche, ma anche alcune articolazioni delle mani. Il dolore tende a manifestarsi dopo una prolungata attività dell’articolazione colpita, mentre può essere assente a riposo.
Col tempo tende a comparire dopo minimi movimenti e associarsi a difficoltà di movimento crescenti. La rigidità articolare si può manifestare al mattino o in generale dopo un’inattività prolungata, ma dura poco (in genere 10-15 minuti).
Durante il movimento è tipico avvertire crepitii, prodotti dallo sfregamento dei capi articolari (ovvero le estremità delle ossa in corrispondenza di un’articolazione) non più protetti dal tessuto cartilagineo.
In seguito alla distruzione della cartilagine, sull’osso sottostante si formano escrescenze ossee (osteofiti) che contribuiscono alla deformità articolare e alla comparsa di tumefazione.
Nelle forme infiammatorie le articolazioni colpite risultano dolenti (spesso anche a riposo), gonfie, calde, con arrossamento locale e difficili da muovere.
L’artrite reumatoide coinvolge in particolare le articolazioni di mani, piedi, polsi, caviglie, ginocchia, anca, gomito e spalla e provoca una rigidità mattutina più prolungata rispetto a quella legata all’artrosi (può durare anche alcune ore).
Questa malattia cronica ha un forte impatto sulla vita quotidiana e può limitare anche le più semplici attività di tutti i giorni, portando con sé anche depressione e tendenza all’isolamento.
Nel caso della gotta, invece, il deposito di cristalli determina infiammazione, gonfiore, rossore e dolore intenso soprattutto a livello di alluci, ma anche mani, caviglie, polsi e ginocchia, arrivando a produrre deformità e danni articolari. La malattia può determinare anche complicanze soprattutto renali.
Nelle forme extra-articolari localizzate, come tendiniti e borsiti, compaiono dolore e gonfiore della parte coinvolta e limitazione dei movimenti.
Per quanto riguarda invece la fibromialgia, il sintomo principale è un dolore muscolo-scheletrico persistente a livello della colonna vertebrale e dei muscoli nella parte iniziale di braccia e gambe, dolore che spesso, però, risulta poi diffuso a tutto il corpo. Si associano, inoltre, forte stanchezza, disturbi del sonno, ansia, depressione e, spesso, anche sintomi gastrointestinali (come stipsi o diarrea).
In generale, come visto, le malattie reumatiche sono dolorose e limitano i movimenti.
Molte, inoltre, tendono a peggiorare nel tempo, determinando a volte un vero e proprio dolore cronico e altre complicanze, con un impatto notevole sulla qualità e sull’aspettativa di vita.
A maggior ragione, quindi, in presenza di dolori reumatici e altri sintomi che possano far temere una patologia di questo tipo, è bene rivolgersi al medico. La diagnosi richiede una valutazione dei sintomi e della storia clinica del paziente, associata a un esame fisico.
Ottenere la diagnosi permette di poter disporre di un trattamento mirato a seconda della propria malattia reumatica. Esistono comunque più strategie terapeutiche che lo specialista può adottare a seconda del singolo caso.
In generale il percorso terapeutico si muove su due fronti: uno volto a contrastare i sintomi (dolori reumatici e infiammazione) e un altro che mira, ove possibile, a risolvere la malattia o, quantomeno, a rallentarne o bloccarne il decorso. Non per tutte le patologie reumatiche, infatti, esiste una cura definitiva e risolutiva anche se, grazie a prodotti farmacologici innovativi oggi disponibili, in molti casi si può arrivare alla cosiddetta remissione, una condizione cioè in cui la malattia è presente, ma inattiva, e quindi non determina sintomi o danni.
La scelta del tipo di farmaco, del dosaggio e delle modalità di assunzione va fatta dal medico sulla base della patologia, del grado di dolore e delle caratteristiche del paziente stesso.
Le strategie di gestione delle malattie reumatiche passano anche dallo stile di vita: i soggetti in sovrappeso dovrebbero essere incoraggiati a perdere i chili di troppo, adottando anche un’alimentazione sana ed equilibrata, per esempio prediligendo:
Infine, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, va incentivato lo svolgimento di una regolare attività fisica, prescritta in modo personalizzato da medici e fisioterapisti.
Può essere consigliabile, per esempio, un’attività aerobica moderata (corsa lenta, camminata, nuoto ecc.), adattata al paziente con un approccio graduale, combinata con esercizi per la flessibilità e il risveglio muscolare (stretching).
Nei pazienti con malattie reumatiche, un programma mirato può essere infatti utile per migliorare il tono muscolare e l’equilibrio, preservare o ripristinare una serie di movimenti delle articolazioni colpite e aumentarne la stabilità.
Inoltre, l’attività fisica aiuta l’organismo a rispondere meglio alla malattia, fisicamente e psicologicamente, contrastando il dolore, migliorando l’umore e aiutando a ridurre i rischi per la salute associati alla sedentarietà.
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