Si tratta di una malattia degenerativa a carico delle articolazioni, causata dal deterioramento della cartilagine.
L’artrosi – indicata spesso anche con il termine osteoartrosi e più raramente con osteoartrite – è una malattia reumatica cronica che interessa le articolazioni e costituisce una delle cause principali di dolore articolare e di disabilità negli anziani.
Si tratta di una condizione degenerativa che comporta alterazioni dell’articolazione colpita: la cartilagine articolare subisce lesioni che aumentano nel corso del tempo (la patologia, infatti, è progressiva) e che portano a una limitazione funzionale dell’articolazione, cioè a una limitazione dei movimenti.
All’interno delle articolazioni, che garantiscono il controllo dei movimenti del corpo, la cartilagine ricopre i cosiddetti capi ossei, cioè le parti “finali” delle ossa che si inseriscono nell’articolazione. Il suo compito è distribuire in modo uniforme il carico che l’articolazione deve sopportare, assorbire eventuali piccoli traumi dovuti al movimento articolare e ridurre l’attrito tra le ossa.
In presenza di artrosi, il tessuto cartilagineo si deteriora e si assottiglia nel tempo, in un processo degenerativo che a lungo andare può portare alla perdita di cartilagine; di conseguenza, le ossa vengono a contatto tra loro durante il movimento e il tessuto osseo si danneggia, provocando dolori intra-articolari e rigidità del movimento e diminuendo la funzionalità articolare.
Le articolazioni maggiormente colpite da artrosi sono le ginocchia, le anche, la colonna cervicale e lombare e le articolazioni delle mani e dei piedi.
Si stima che in Italia l’artrosi colpisca circa 4 milioni di persone – principalmente anziani e soprattutto donne in menopausa, nella maggior parte dei casi dopo i 55 anni – con importanti effetti negativi sulla qualità della vita.
L’articolazione è formata da:
Tra le cartilagini vi è uno spazio, detto spazio articolare, nel quale scorre il liquido sinoviale, prodotto dalla membrana sinoviale, che ha il compito di nutrire la cartilagine articolare e di attutire i movimenti, facilitando lo scorrimento tra le superfici in contatto.
In presenza di artrosi, la cartilagine nel tempo si degrada sempre di più fino a rompersi: l’osso subcondrale, rimasto senza copertura, diventa quindi più denso e si innesca il processo di formazione degli osteofiti, escrescenze di tessuto osseo che possono causare infiammazione. Gli osteofiti, la degradazione della cartilagine e l’infiammazione cronica contribuiscono a provocare il dolore e gli altri sintomi tipici dell’artrosi.
Non sempre è possibile individuare con precisione la causa scatenante dell’artrosi in un’articolazione sana: in questo caso si parla di malattia idiopatica. Esistono però alcuni fattori di rischio in grado, attraverso meccanismi diversi, di modificare il carico di lavoro dell’articolazione. I principali fattori di rischio per l’artrosi sono:
Inoltre, come detto, le donne oltre i 55 anni hanno un rischio più alto di sviluppare l’artrosi, anche se questo non sembra legato a fattori ormonali, ma piuttosto a fattori genetici e alla diversa massa corporea. Le popolazioni asiatiche, infine, risultano meno colpite.
L’artrosi si manifesta con una sintomatologia tipica, caratterizzata da dolore articolare, al quale si associano la rigidità del movimento e una limitazione funzionale, cioè una difficoltà a utilizzare in modo corretto e completo l’articolazione.
Nelle fasi iniziali della malattia, il dolore si manifesta solo durante il movimento e si attenua con il riposo. In fasi più avanzate, invece, il dolore diventa più intenso e diffuso e continua anche quando l’articolazione non viene utilizzata.
La rigidità articolare compare principalmente al mattino, dopo diverse ore di immobilità, e dura generalmente qualche decina di minuti: è sufficiente un breve periodo di movimento articolare per risolverla.
La limitazione dei movimenti è dovuta alla contrazione dei muscoli in risposta al dolore: inizialmente è reversibile, mentre via via che la malattia avanza diventa sempre più importante, fino a diventare costante nelle fasi avanzate.
Quando la patologia è in stadio avanzato generalmente compaiono deformazioni articolari, gonfiore e tumefazioni, dovute alla formazione degli osteofiti. Inoltre, durante il movimento dell’articolazione, si possono percepire i tipici crepitii (chiamati scrosci articolari), dovuti al contatto diretto tra i capi articolari che non sono più ricoperti dalla cartilagine.
La diagnosi di artrosi viene fatta dal medico specialista in reumatologia attraverso una visita.
Per prevenire l’artrosi è molto importante agire sui fattori di rischio, adottando stili di vita sani: alimentazione bilanciata, attenzione al peso ed esercizio fisico sono i pilastri.
È fondamentale, prima di tutto, perdere eventuali chili di troppo se si è in sovrappeso: l’obiettivo, infatti, è ridurre il carico di lavoro sulle articolazioni sollecitate, come il ginocchio e l’anca.
Altrettanto importante è seguire una corretta alimentazione, che preveda l’apporto nella giusta quantità di tutte le sostanze nutritive importanti per l’organismo, come le vitamine, i minerali, gli acidi grassi omega-3 e l’acqua.
La prevenzione passa anche dall’attività fisica: l’esercizio fisico regolare e calibrato sulle proprie capacità, infatti, rinforza i muscoli e migliora l’elasticità e la mobilità delle articolazioni, aiutando a mantenere la cartilagine integra. Il nuoto, in particolare, rientra tra gli sport che permettono di aumentare il tono muscolare senza stressare le articolazioni.
Infine, è importante cercare di evitare sforzi o carichi eccessivi se si avvertono dolori articolari.
Poiché si tratta di una malattia degenerativa cronica, non esiste una vera e propria cura dell’artrosi.
Il trattamento dell’artrosi ha infatti come obiettivo la limitazione del dolore nella fase acuta e il rallentamento del processo degenerativo di perdita della cartilagine.
Uno stile di vita corretto ha un ruolo fondamentale anche per il trattamento, oltre che per la prevenzione: ridurre il peso corporeo, se necessario, e fare esercizio fisico regolarmente, senza stressare eccessivamente le articolazioni, aiutano ad alleviare il dolore e migliorano la mobilità articolare. Per essere efficace e non dannosa, l’attività fisica deve essere di tipico aerobico e di intensità lieve o moderata: per esempio nuoto, ginnastica in acqua, pedalate in bicicletta, cyclette, esercizi mirati di ginnastica dolce ecc.
È importante, poi, mantenere una corretta postura e proteggere le articolazioni dai traumi.
Anche una fisioterapia specifica, con manipolazioni, massaggi e applicazione di calore, può essere utile in alcuni casi, se consigliata dal medico.
In caso di dolore articolare acuto che non si attenua con questi accorgimenti, possono risultare efficaci, almeno temporaneamente, l’applicazione di ghiaccio o calore e l’assunzione, dietro consiglio del medico, di alcuni farmaci, come per esempio:
Infine, quando la malattia è in fase avanzata e comporta limitazione funzionale e disabilità importanti, oppure se non è possibile controllare il dolore in altro modo, lo specialista può valutare l’opportunità di un intervento chirurgico in pazienti selezionati. Dopo la chirurgia è necessario seguire un programma di riabilitazione per recuperare la funzionalità dell’articolazione.
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