A cura della Redazione Brexidol
Disturbi a carico dei menischi e infiammazioni articolari associate possono interessare chiunque in qualunque momento della vita, anche se le cause possono variare a seconda dell’età, delle attività svolte, del fatto di essere uomini o donne e di eventuali altre problematiche di salute presenti.
In ciascun ginocchio sono presenti due menischi: uno posto nella porzione interna (menisco mediale) e l’altro posto nella parte esterna (menisco laterale) dell’articolazione. Entrambi possono andare incontro a rottura o lesioni di vario tipo (strappi, lacerazioni parziali ecc.), ma quello più spesso interessato da traumi acuti o danni da usura è il menisco mediale, in quanto sottoposto a maggiori sollecitazioni durante i movimenti naturali o accidentali rispetto al menisco esterno.
Prevenire i disturbi a carico dei menischi è possibile soltanto in parte, soprattutto quando dipendono da traumi accidentali, mentre la cura va scelta dopo un’accurata valutazione da parte di uno specialista ortopedico esperto di patologie del ginocchio, privilegiando, quando possibile, un approccio conservativo.
I menischi sono cuscinetti a forma di mezzaluna, composti di cartilagine fibrosa, presenti nel ginocchio, ma anche a livello delle articolazioni del polso, della clavicola e della mandibola. Il compito dei menischi del ginocchio è ammortizzare le sollecitazioni meccaniche all’interno dell’articolazione durante il cammino, la corsa, i salti e, più in generale, tutti i movimenti di flessione, estensione e rotazione, proteggendo da danni eccessivi la cartilagine che riveste le superfici articolari della tibia e del femore. Grazie alla loro forma concava al centro e più spessa ai bordi, i menischi permettono anche di distribuire in modo più omogeneo il peso del corpo sul ginocchio e, insieme ai legamenti e ai muscoli di sostegno, contribuiscono alla sua stabilizzazione.
Quando si verifica in modo acuto isolato, un danno a carico del menisco è abbastanza semplice da riconoscere perché la sintomatologia che determina è del tutto caratteristica. Al momento del trauma, in genere, si prova una sensazione di “rottura” all’interno dell’articolazione, spesso associata a un rumore udibile e immediatamente seguita dall’insorgenza di dolore. I movimenti del ginocchio possono essere ancora possibili, anche se accompagnati da un aumento del dolore se effettuati in modo da sollecitare ulteriormente il menisco rotto e le strutture circostanti, oppure può instaurarsi un blocco articolare improvviso. Può essere presente anche instabilità articolare e calo di forza a livello dei muscoli della coscia (in particolare, il muscolo quadricipite).
Oltre al dolore immediato, nell’arco di poco tempo si possono sviluppare gonfiore del ginocchio e infiammazione a livello dell’articolazione nel suo complesso, che creano difficoltà di movimento aggiuntive, impedendo, in particolare, di estendere (o flettere) completamente il ginocchio. In fase post-acuta, durante il movimento del ginocchio con menisco lesionato può non essere presente un dolore significativo, ma in genere si odono scricchiolii articolari.
Quando i danni meniscali si verificano in occasione di un grave infortunio che coinvolge il ginocchio, i sintomi della rottura del menisco possono passare inizialmente in secondo piano rispetto a un quadro traumatico severo, caratterizzato anche da fratture ossee, rotture dei legamenti, versamenti articolari ecc. In questi casi, la lesione del menisco viene evidenziata dagli esami strumentali effettuati per la verifica dello stato complessivo del ginocchio, oppure può essere rilevata in un secondo momento, dopo la risoluzione delle lesioni articolari più gravi.
Nei ragazzi e nei giovani adulti (15-35 anni circa), le patologie del menisco sono quasi sempre conseguenti a un infortunio del ginocchio che si verifica durante l’attività fisica, sportiva o lavorativa. Nelle persone con più di 40 anni, invece, pur rimanendo possibili anche traumatismi acuti, le cause più frequenti delle lesioni meniscali e delle infiammazioni conseguenti sono legate a un processo degenerativo articolare tipico dell’età, a partire dall’artrosi del ginocchio (gonartrosi).
I principali fattori di rischio per i danni meniscali traumatici sono legati allo stile di vita, al fatto di praticare sport o di essere impegnati in attività professionali che espongono al rischio di distorsione del ginocchio o contusioni di notevole intensità. Lo sci, il calcio, il pattinaggio, l’hockey, il tennis, ma anche la pallavolo o la pallacanestro sono tutti sport che comportano un’elevata probabilità di distorsione del ginocchio e traumi acuti del menisco, non di rado associati anche a rottura dei legamenti.
In questi casi, a danneggiare il menisco sono soprattutto i movimenti di torsione e/o trazione con brusco cambio di direzione, che impongono uno stress notevole ad alcuni elementi dell’articolazione. In termini tecnici si parla di movimenti di “valgo-rotazione esterna”, con la tibia che ruota verso l’esterno e il ginocchio che si piega verso l’interno, e di “varo-rotazione interna”, caratterizzata da una dinamica opposta. I traumi in valgo-rotazione esterna sono quelli che tipicamente interessano i calciatori durante le azioni di contrasto e gli sciatori quando cadono con il piede ancorato a sci e scarpone.
Dopo i 40 anni, a rischiare maggiormente disturbi meniscali sono le persone che hanno svolto a lungo attività lavorative usuranti per l’articolazione del ginocchio oppure predisposte allo sviluppo di gonartrosi su base genetica o come conseguenza di stress impropri ripetuti, dovuti a disallineamenti anatomici o altre condizioni articolari anomale (per esempio, gambe di lunghezza leggermente diversa, displasia dell’anca non perfettamente compensata nella prima infanzia ecc.). Anche sportivi amatoriali che si sono dedicati per anni alla corsa o alle escursioni in montagna devono mettere in conto un maggior rischio di sviluppare artrosi del ginocchio e traumi da usura ai menischi.
In genere, le donne tendono a essere maggiormente interessate da un problema meniscale di tipo degenerativo, in quanto fisiologicamente più propense a sviluppare artrosi del ginocchio e dell’anca, mentre gli uomini tendono a essere più esposti a lesioni traumatiche per ragioni professionali e di stile di vita. Un’ulteriore aggravante che riguarda entrambi i sessi è il peso corporeo eccessivo. In caso di traumi acuti, il possibile coinvolgimento del menisco può essere sospettato anche soltanto analizzando la dinamica del movimento che ha indotto l’insorgenza del dolore al ginocchio e la sua posizione. Queste informazioni costituiscono un indicatore fondamentale per orientare il medico nella diagnosi della possibile lesione presente, ancora prima della visita ortopedica vera e propria o di sottoporre il paziente a esami strumentali.
Nel caso delle lesioni meniscali di origine degenerativa, invece, il medico dovrà analizzare le abitudini di vita e la storia clinica della persona interessata (con particolare riferimento a precedenti traumi, patologie o interventi chirurgici a livello del ginocchio) e la familiarità per artrosi del ginocchio o dell’anca (coxoartrosi). In presenza di un ginocchio fortemente artrosico, infatti, una lesione del menisco può essere indotta anche da movimenti banali, come alzarsi da una sedia o dalla posizione accovacciata.
A seguire, in tutti i casi, l’ortopedico sottoporrà il ginocchio a specifiche manovre in grado di fornire informazioni sulle condizioni del menisco, sui danni presenti e sulla possibile origine del dolore e degli altri sintomi (in particolare, vengono utilizzati strumenti come il test di Appley, il test di McMurray e la palpazione della rima articolare).
Per confermare e precisare la diagnosi, nonché per valutare e pianificare i trattamenti necessari, è sempre indispensabile effettuare esami strumentali, che sono in grado di fornire le informazioni più dettagliate sulla struttura del menisco e sull’anatomia dei suoi rapporti con gli altri elementi dell’articolazione.
Una volta accertata la presenza di una lesione del menisco, in prima istanza, si procede a una gestione conservativa, basata sulla strategia RICE (Rest, riposo; Ice, applicazione di ghiaccio; Compression, compressione; Elevation, elevazione della parte traumatizzata), e sull’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o analgesici per la riduzione del dolore al ginocchio, che può essere molto intenso nei primi giorni dopo un trauma e nella fase acuta dell’infiammazione articolare su base degenerativa.
Trattandosi di un dolore ben localizzato, contro l’infiammazione associata a lesioni meniscali possono essere utilizzati FANSin forma topica, sotto forma di gel, creme o cerotti a lento rilascio, che agiscono sulla parte interessata senza che i principi attivi antinfiammatori siano trasferiti nel circolo sanguigno generale in quantità significativa, minimizzando il rischio di effetti collaterali. Se questo approccio non è sufficiente a controllare dolore e gonfiore, il medico può prescrivere FANS per bocca o iniezioni intrarticolari di antinfiammatori.
Altri possibili trattamenti conservativi comprendono le infiltrazioni intrarticolari di acido ialuronico, la fisioterapia e diverse terapie fisiche (per esempio, l’applicazione di calore in fase post-acuta), che dovranno essere associate alla correzione dello stile di vita, orientata in particolare a evitare attività e movimenti che sollecitano il menisco o lo espongono al rischio di traumi aggiuntivi e, ove necessario, alla riduzione del peso corporeo per diminuire lo stress da carico sul ginocchio.
La scelta dei trattamenti successivi eventualmente necessari dipende da numerosi fattori, tra cui l’età della persona interessata, il tipo e la posizione della lesione meniscale, la sintomatologia presente in fase post-acuta e il grado di funzionalità residua del ginocchio (in alcuni casi, il movimento è possibile anche in presenza di menisco danneggiato, mentre in altri il ginocchio è completamente bloccato).
Localizzazione della lesione ed età del paziente sono particolarmente importanti perché soltanto la parte più periferica del menisco è vascolarizzata e ha la possibilità di rispararsi spontaneamente o dopo chirurgia, soprattutto in persone giovani, mentre danni nella porzione interna non possono essere recuperati. Inoltre, i risultati dei trattamenti invasivi sono meno brillanti nelle persone più anziane, a causa sia di una minore risposta alle terapie sia di una struttura articolare globalmente più deteriorata.
Fino a qualche anno fa, in caso di rottura o di lesioni del menisco significative, si procedeva all’asportazione di tutto o di parte del cuscinetto danneggiato, con chirurgia a cielo aperto o artroscopia (meniscectomia). Oggi, l’intervento chirurgico convenzionale non viene più praticato e anche la rimozione in artroscopia è riservata a casi selezionati, poiché si è visto che la meniscectomia dà buoni risultati nel breve periodo, ma si associa a una più intensa e rapida insorgenza di artrosi del ginocchio nel corso degli anni. Per ridurre questo effetto sfavorevole, nei pochi pazienti che ancora necessitano di questa tecnica, possono essere inserite protesi meniscali derivate da collagene bovino o in poliuretano.
Attualmente, a meno che il ginocchio non sia completamente bloccato o il menisco compromesso in modo irreversibile, si preferisce tentare di riparare lo strappo meniscale, “ricucendolo” con un intervento in artroscopia. Per lesioni traumatiche del menisco in persone giovani è possibile anche reintegrare le parti di tessuto meniscale mancante, ottenendo ottimi risultati clinici, che si mantengono anche a 10 anni dall’intervento chirurgico.
Dopo l’artroscopia riparativa (o la meniscectomia) è sempre necessario rivolgersi a un fisioterapista per eseguire esercizi mirati, in grado di promuovere il completo recupero della funzionalità articolare e del tono dei muscoli e dei legamenti di sostegno del ginocchio. Per ottenere risultati ottimali è importante rivolgersi a un centro specializzato in riabilitazione del ginocchio.
I tempi di recupero sono molto variabili in funzione del tipo di lesione meniscale, della terapia medica o della tecnica operatoria utilizzata e dell’età del paziente. I trattamenti conservativi, per loro natura, possono offrire benefici abbastanza rapidi (nell’arco 1-2 settimane), ma di durata limitata nel tempo perché agiscono sui sintomi, ma non permettono di ottenere la guarigione del menisco rotto. Dopo un intervento di riparazione del menisco in artroscopia, invece, è possibile “guarire” per diversi anni, ma servono alcune settimane di convalescenza (con necessità di camminare con le stampelle per non caricare il ginocchio operato) e alcuni mesi di fisioterapia riabilitativa prima di poter tornare a usare il ginocchio normalmente.
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