Sebbene sia considerato tra i più resistenti di tutto il corpo umano, il tendine di Achille può comunque andare incontro a qualche disturbo. In generale, si parla di “tendinopatia achillea”, un termine che racchiude due diverse condizioni: la tendinite achillea (un'infiammazione del tendine di Achille acuta) e la tendinosi achillea (che, invece, è un'infiammazione cronica).
La tendinite achillea è una condizione caratterizzata da gonfiore, dolore, infiammazione e rigidità del tendine di Achille, una struttura formata da fibre di collagene che connette i muscoli della parte posteriore della gamba al calcagno (l'osso del tallone). Fondamentale per muovere il piede, questo tendine entra in funzione sia quando si cammina, sia quando si corre o si salta.
L'infiammazione è una caratteristica peculiare della tendinite che permette di distinguerla dalla tendinosi, che è invece un disturbo degenerativo. In questo secondo caso, la degenerazione delle fibre tendinee e delle strutture associate rendono il tendine di Achille più vulnerabile e predisposto alla rottura.
La tendinite achillea è riconoscibile per la presenza di gonfiore e dolore proprio a livello del calcagno. Il fastidio può essere presente sia durante i movimenti sia alla palpazione e può estendersi lungo tutto il tendine, soprattutto mentre si cammina o si corre. Può creare difficoltà a trovare delle scarpe che siano comode e confortevoli e può anche essere associato a calore, e, soprattutto al mattino, a rigidità.
I segnali principali presi in considerazione dal medico curante o dallo specialista per formulare una diagnosi di tendinite achillea sono dolore alla palpazione e quando ci si regge sulla punta dei piedi. Per una valutazione approfondita potrebbe però anche prescrivere analisi ed esami strumentali.
Il dolore tipico della tendinite achillea è dovuto ad alterazioni delle proprietà meccaniche della guaina fibrosa associata al tendine di Achille. A entrare in gioco possono essere fattori intrinseci (come età, sesso, disfunzioni metaboliche, debolezza muscolare, problemi di equilibrio, disfunzioni del gastrocnemio– uno dei muscoli del polpaccio, necessario anche per la flessione del ginocchio – e problematiche legate all'anatomia del tendine) e fattori estrinseci (come sovraccarichi, farmaci calzature non adatte, riscaldamento o stretching insufficienti, superfici di allenamento troppo dure o traumi).
Nella maggior parte dei casi la causa principale dell'infiammazione è un uso eccessivo del piede; solo più raramente, invece, il problema deriva da un trauma. A sua volta, il sovraccarico funzionale è più comune fra i giovani, soprattutto fra chi pratica uno sport come la corsa.
I fattori di rischio che minacciano il benessere del tendine d'Achille sono diversi. Muscoli del polpaccio molto tesi e aumenti improvvisi dell'attività fisica praticata, oppure della sua intensità, ne sono un esempio, ma non sono di certo gli unici. Anche correre su superfici molto dure, come il cemento, aumenta il rischio di tendinite achillea, così come correre troppo spesso, saltare molto (come capita agli atleti del basket) e compiere movimenti improvvisi del piede verso l'interno o verso l'esterno. Persino le scarpe possono giocare un ruolo importante: per non aumentare il rischio di problemi al tendine di Achille le calzature dovrebbero sempre fornire al piede un supporto adeguato.
Questo disturbo non è però un problema esclusivo di giovani sportivi. Anche adulti o anziani sedentari o in eccesso di peso possono svilupparlo. In particolare, fra gli anziani è comune una forma di tendinite che dipende da un altro problema di salute, l'artrite. Inoltre la presenza di escrescenze ossee nella parte posteriore del calcagno può irritare la parte del tendine con cui entrano in contatto.
Infine, anche avere il cosiddetto “piede piatto” rappresenta un fattore di rischio per la tendinite Achillea. La ragione è piuttosto semplice: il tendine di Achille di chi ha il piede piatto è sottoposto a una maggiore tensione e questo può portare alla comparsa della sintomatologia tipica della tendinite.
In generale, è bene tenere presente che utilizzare molto un tendine di Achille debole o teso aumenta il rischio di tendinite achillea. Per questo tutti gli esercizi che lo mantengono forte e flessibile aiutano a tenere alla larga questo problema.
Anche se non è da escludere che una tendinite achillea porti, prima o poi, in sala operatoria, l'intervento chirurgico non è la principale soluzione a questo problema, nemmeno quando si protrae per un lungo periodo. Quando si ha a che fare con un dolore al tendine d'Achille il primo approccio è di tipo conservativo e bisogna essere pronti a dover aspettare almeno 2 o 3 mesi prima della guarigione.
Dopo la visita da uno specialista in ortopedia e traumatologia (o, nel caso di atleti, di una visita sportiva), potrebbe essere indispensabile anche l'aiuto di un fisioterapista: un massaggio o una terapia manuale adeguati potrebbero rappresentare la soluzione al problema. Alcuni centri di medicina riabilitativa propongono anche la tecarterapia.
Oltre alla fisioterapia, un trattamento efficace è la terapia con il freddo. Il ghiaccio non deve essere applicato direttamente sulla pelle: meglio avvolgerlo, per esempio, in uno straccio. Gli impacchi, da 15-20 minuti, possono essere ripetuti per 2 o 3 volte al giorno.
Anche accorgimenti di tipo comportamentale possono essere molto utili. Modificare le proprie attività può infatti aiutare a gestire i sintomi della tendinite achillea, favorire il recupero, coadiuvare riabilitazione e rieducazione e rappresentare una vera e propria forma di prevenzione della sua ricomparsa.
Il riposo o la riduzione di qualsiasi attività che scateni il dolore, correre o camminare su superfici meno dure, evitando le salite, oppure optare per sport e attività che sottopongano il tendine di Achille a uno stress minore, come il ciclismo o il nuoto, possono alleviare il dolore e l’infiammazione.
Altri accorgimenti efficaci sono praticare regolarmente specifici esercizi di stretching e utilizzare scarpe con plantari alzatacco. Non mancano però i casi in cui è necessario un bendaggio o una soluzione più ingombrante, come un tutore o un'ingessatura: il loro scopo è mantenere tallone e tendine immobili, in modo da favorire la scomparsa del gonfiore.
Per quanto riguarda invece i farmaci, l'efficacia degli antinfiammatori non steroidei (FANS) è ormai accertata. Possono aiutare sia a lenire il dolore, sia a ridurre il gonfiore.
L'assunzione per via orale non è però l'unica modalità con cui sfruttare l'azione dei farmaci antinfiammatori non steroidei, che possono essere somministrati anche a livello locale sotto forma di creme, gel o cerotti medicati a rilascio graduale.
È importante ricordare che il problema può facilmente ripresentarsi se non si limitano le attività che causano il dolore o se non ci si impegna a mantenere il tendine forte e, allo stesso tempo, flessibile.
Per farlo è possibile ricorrere a esercizi di stretching e di rafforzamento. La mobilizzazione aiuta a recuperare la capacità di movimento in tutte le direzioni; è però bene optare per esercizi leggeri ed evitare una sollecitazione eccessiva, che potrebbe danneggiare il tendine. Un aiuto in più può arrivare dalla laserterapia.
Risolvere i fastidi ed evitare che ricompaiano è importante anche per scongiurare il rischio di eventuali complicazioni. Infatti la tendinite achillea predispone alla rottura del tendine di Achille, un evento associato a un fortissimo dolore, a cui si può porre rimedio solo in sala operatoria.
Nel caso in cui il dolore a calcagno e caviglia non dovesse scomparire nonostante il trattamento conservativo prescelto è bene escludere altre possibili cause. Fra le più frequenti sono incluse la fascite plantare, i neuromi, la sindrome dolorosa che può colpire la parte centrale del tallone e la borsite olecranica.
È importante fare riferimento al Medico di Medicina generale o allo Specialista qualora non si dovessero apprezzare miglioramenti della sintomatologia, in modo che si possano valutare interventi di livello superiore.
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