A cura della Redazione Brexidol
In caso di contrattura, il muscolo è rigido e l’aumento del tono muscolare è visibile a occhio nudo. La contrattura può interessare qualsiasi muscolo scheletrico del corpo, ma in genere i distretti anatomici più colpiti sono quelli delle gambe, della spalla, del collo e della schiena.
I muscoli scheletrici sono l’unità funzionale che permette al nostro organismo di svolgere qualsiasi movimento volontario: il segnale elettrico parte da una specifica area cerebrale (la corteccia motoria), viaggia lungo le fibre nervose del sistema nervoso periferico (nervi motori) e raggiunge il muscolo. A quel punto si attivano diverse reazioni biochimiche concatenate (mediate dal rilascio di calcio), il cui risultato finale è la contrazione del muscolo. Al termine del movimento il processo segue il percorso inverso, e le fibre muscolari entrano nella fase di rilassamento.
Può però capitare che le fibre muscolari subiscano una contrazione involontaria (quindi non legata a un movimento specifico) e insistente (in cui la fase di rilassamento è molto rallentata), associata a dolore: in questo caso si parla di contrattura muscolare. Viene considerata una lesione muscolare, anche se in realtà non causa lesioni anatomiche delle fibre muscolari (come invece accade in caso di uno stiramento o di uno strappo muscolare).
La contrattura è una sorta di meccanismo difensivo che viene messo in atto quando un muscolo subisce uno sforzo eccessivo: è un segnale lanciato dal corpo con lo scopo di interrompere l’attività che sta causando la contrattura, evitando così problemi ben più gravi. Questo segnale viene lanciato quando il muscolo è contratto per un lungo periodo, e si trova quindi a svolgere la sua funzione senza avere a disposizione il necessario apporto di sangue, ossigeno e sostanze nutritive.
Ciò può accadere a causa di un’attività sportiva (di tipo amatoriale o agonistico), ma anche in seguito a una sollecitazione eccessiva che i muscoli subiscono durante altre attività della vita quotidiana: in pratica, tutte le situazioni nella quali un muscolo è sottoposto a uno sforzo eccessivo (movimenti improvvisi e violenti, carico di pesi eccessivi, sollecitazioni ripetute senza gli opportuni tempi di recupero) sono potenziali cause di una contrattura.
Ci sono poi comportamenti che rappresentano dei fattori di rischio per le contratture muscolari: tra questi ricordiamo, per chi pratica esercizi di fitness o sport, il fatto di effettuare attività oltre le proprie capacità e la propria preparazione fisica, o anche la mancanza di opportuni esercizi di stretching e di riscaldamento. Fattori di rischio generali sono invece i problemi posturali, che causano contrazioni muscolari innaturali, così come problematiche di natura articolare; inoltre le patologie metaboliche e quelle che riguardano il sistema cardiovascolare (come il diabete e le arteriopatie periferiche) alterano la circolazione di sangue, ossigeno e nutrienti e ostacolano di conseguenza il delicato e complesso meccanismo della contrazione muscolare.
Uno dei sintomi più importanti della contrattura è la rigidità muscolare (che spesso si riflette nella difficoltà, a volte nella vera e propria impossibilità, a svolgere il movimento) e in un dolore che si manifesta in risposta a determinati movimenti o che è evocato dalla palpazione della zona interessata.
Questa sintomatologia non è tuttavia specifica per la contrattura, bensì è condivisa con diverse problematiche muscolari. Una di queste sono i crampi, che si presentano (e sono frequenti anche negli atleti professionisti) a seguito di un’intensa attività fisica, come una corsa prolungata. Ma come distinguere i dolori causati da una contrattura e quelli dovuti a un crampo? Tipicamente, il crampo causa un dolore molto intenso, ma di breve durata; infatti, una volta che il muscolo che ne è colpito viene allungato tramite un’opportuna manipolazione, e la persona si idrata (magari assumendo anche i sali minerali mancanti), il crampo scompare. La contrattura, invece, presenta una fase acuta meno marcata, ma un dolore a medio termine più prolungato.
Quelli che sembrano i sintomi di una contrattura possono però essere causati anche da lesioni muscolari più serie, come uno strappo o uno stiramento: se il dolore non è sensibilmente diminuito dopo 7-10 giorni da quando ha fatto per la prima volta la sua comparsa, è il caso di parlare con il proprio medico o fisioterapista per valutare la necessità di analisi più approfondite.
Nell’immediato, cioè nelle prime ore successive alla contrattura, possono essere utili degli impacchi caldi: il calore, infatti, agisce da vasodilatatore favorendo l’apporto di sangue e nutrienti ai muscoli; meglio evitare, al contrario, il ghiaccio (che invece è ottimo in caso di una distorsione o di uno strappo).
Inoltre, uno dei rimedi più efficaci per guarire da una contrattura – che, è bene ricordarlo, non causa alcuna lesione al tessuto muscolare – è il trattamento conservativo, ossia il riposo, che solitamente va mantenuto per almeno 4-7 giorni per ottenere i benefici sperati: come sempre, cercare di accelerare le tempistiche di guarigione sforzando il muscolo prima del suo pieno ripristino funzionale non è solo inutile, ma spesso anche controproducente.
Esistono però alcune strategie che possono aiutare a ridurre fastidio e dolore in tempi più brevi, da mettere in pratica al termine della fase acuta, ossia quando il dolore intenso si è ridotto a un fastidio, più o meno marcato: fra queste troviamo innanzitutto esercizi di allungamento e stretching, che distendono il muscolo interessato.
È poi possibile affiancare a questi trattamenti, soprattutto se il fastidio associato alla contrattura crea degli impedimenti nella vita quotidiana, l’assunzione di farmaci specifici, come i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e, nei casi di contrattura più seri, i miorilassanti, da assumere per bocca o da applicare localmente (sotto forma di cerotti medicati, pomate, schiume in flaconi spray, creme ecc.) sulla zona interessata dalla contrattura.
Questa cura è generalmente sufficiente per ottenere condizioni di recupero ottimali. Tuttavia, se i sintomi della contrattura non sono completamente scomparsi dopo 10-12 giorni di riposo, stretching e terapia farmacologica, è bene rivolgersi a un medico o a un fisioterapista; il rischio, infatti, è di non aver riconosciuto una vera e propria lesione muscolare o che il dolore sia causato da un problema del tutto distinto (come disturbi che riguardano la colonna vertebrale o una patologia articolare).
Se però la diagnosi è confermata, e si tratta di una contrattura particolarmente grave, si può ricorrere, seguendo i consigli del fisioterapista di fiducia, ad alcuni trattamenti specifici o sottoporsi ad alcune sedute di fisioterapia con massaggi decontratturanti, in grado di ridurre la tensione della muscolatura e accelerare il recupero. Infine, il fisioterapista può dare informazioni riguardo a un programma di riabilitazione muscolare eventualmente necessaria.
Una volta che il dolore è passato è bene seguire alcune semplici indicazioni, che possono aiutare a prevenire l’insorgenza di nuove contratture: per evitare di sottoporre il muscolo a uno stress eccessivo è importante ricordarsi di svolgere sempre esercizi di stretching e riscaldamento (sia in caso di attività sportiva, sia in caso di movimenti a cui non si è abituati, come il sollevamento di grossi pesi).
Questo vale specialmente nei periodi più freddi dell’anno, per cui è molto importante anche coprirsi adeguatamente; i muscoli risentono infatti negativamente, in termini di elasticità, delle basse temperature.
Attenzione però, perché se fatto in maniera scorretta, o troppo di fretta, anche lo stretching può essere, paradossalmente, causa di contratture. È altrettanto importante rispettare i necessari tempi di recupero, che variano da persona a persona sulla base di molti fattori (età, sesso, grado di allenamento e stato di salute generale). Se al termine dell’attività si percepisce una rigidità muscolare, un massaggio può essere un ulteriore strumento preventivo, in grado di decontrarre il muscolo al termine dello sforzo.
In caso di contratture dovute a posture errate, che causano squilibri a livello muscolare o articolare, è bene agire direttamente sulla causa, cercando di mantenere (in piedi o da seduti) la schiena dritta, il mento alto, le spalle rilassate.
Un aiuto per la prevenzione delle contratture, infine, può arrivare anche da un’alimentazione corretta, preziosa alleata per il benessere di tutto l’organismo: innanzitutto è bene essere sufficientemente idratati nel momento in cui si inizia un’attività fisica ad alta intensità, perché la disidratazione accelera il processo di affaticamento; per mantenere i muscoli al massimo livello di efficienza è poi consigliato seguire una dieta equilibrata, in cui i macronutrienti siano ben calibrati. È importante assumere minerali (come il sodio, il potassio, il magnesio e il calcio) che sono cruciali per la contrazione dei muscoli. Ma attenzione: ad oggi non esistono prove scientifiche che dimostrino che gli integratori o le bevande possano essere utili nella prevenzione di lesioni muscolari e contratture: meglio quindi assumere i micronutrienti necessari attraverso una dieta bilanciata e affrontare l’attività fisica senza strafare e con la giusta preparazione.
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