La tendinosi, che si manifesta solitamente con un dolore bruciante, è dovuta a un utilizzo eccessivo e troppo intenso del tendine, che va incontro a degenerazione.
Con il termine tendinosi si indica una condizione cronica, dovuta a un processo di degenerazione del tendine.
Il tendine è la struttura di tessuto fibroso che connette il muscolo all’apparato scheletrico. Le fibre di collagene che formano il tessuto tendineo sono molto resistenti per poter sopportare il “peso” del muscolo, e sono in grado di adattarsi via via che i carichi diventano più elevati. Questo è possibile grazie al continuo rinnovamento delle cellule. Tuttavia, se le fibre si danneggiano o si rompono, il processo di rigenerazione è molto lento perché la vascolarizzazione (che assicura l’afflusso di sangue) nel tessuto del tendine è scarsa: la riparazione avviene quindi in tempi lunghi.
In caso di tendinosi, al microscopio si possono osservare delle alterazioni della struttura del tendine, in assenza di cellule infiammatorie, dovute alla degenerazione del collagene, che provocano lesioni, rendono il tendine più spesso e ne riducono la flessibilità.
I tendini più spesso colpiti da tendinosi sono quelli che si trovano in corrispondenza delle principali articolazioni: i tendini della spalla, e in particolare della cuffia dei rotatori, dell’anca, della rotula, del ginocchio, della caviglia e del gomito (in questo caso si parla di epicondilite laterale, un disturbo comunemente noto come “gomito del tennista”). Un’altra importante sede di tendinosi è il tendine d’Achille, che collega i muscoli del polpaccio al calcagno, l’osso del tallone del piede.
La tendinosi fa parte di una serie di condizioni che coinvolgono il tendine e che vengono indicate nel complesso con il nome di tendinopatie. Si tratta in tutti i casi di patologie del tendine che comportano disturbi come gonfiore, dolore e limitazioni della funzionalità della parte coinvolta.
Per poter individuare correttamente un problema al tendine è molto importante, prima di tutto, distinguere tra tendinosi e tendinite, perché spesso i due termini vengono confusi. In entrambi i casi si tratta di una tendinopatia; tuttavia, la tendinite è dovuta a un processo infiammatorio del tendine, ed è una condizione di tipo acuto, mentre nel caso della tendinosi non è presente infiammazione ma, come detto, una degenerazione della struttura del tendine, che comporta una condizione cronica che richiede una terapia piuttosto lunga per guarire.
La tendinosi è una patologia diversa anche dalla tenosinovite, una forma di tendinite che comporta l’infiammazione del rivestimento della guaina che avvolge alcuni tendini, principalmente della mano e del polso.
Tra le patologie del tendine rientrano anche:
Attenzione invece a non scambiare un’infiammazione del tendine d’Achille per una fascite plantare, che interessa invece il legamento che collega il tallone con la base delle dita dei piedi.
È infine possibile anche la completa rottura del tendine, a seguito di uno stress violento dovuto a un trauma o a un infortunio: il caso più frequente riguarda il tendine d’Achille.
Nella maggior parte dei casi, la tendinosi è dovuta a un utilizzo eccessivo e troppo intenso del tendine che provoca un sovraccarico, oppure alla ripetizione di un movimento, che nel tempo accentua lo stress a cui il tendine è sottoposto.
Alcuni movimenti ripetitivi del corpo, infatti, stimolano continuamente i tendini coinvolti, e possono provocare piccoli traumi (chiamati microtraumi) che, nel corso del tempo, si accumulano e possono portare al deterioramento e alla lesione del tessuto tendineo. Questo è il motivo per cui la tendinosi riguarda più spesso i tendini delle articolazioni importanti, che sono sottoposti a piccoli ma continui stress per garantire il movimento del corpo.
La tendinosi, poi, può essere provocata anche da traumi fisici, come gli infortuni nel caso di chi pratica sport o le cadute. Tra le categorie di persone maggiormente soggette a tendinosi ci sono quindi gli atleti e, in generale, chi pratica attività sportiva in modo assiduo. Infatti, in questi casi, i movimenti articolari comportano uno sforzo importante per i tendini coinvolti, che può determinare un sovraccarico. Gli atleti e le persone appassionate di sport, inoltre, sono più soggetti a traumi e infortuni che possono coinvolgere anche i tendini.
Per gli stessi motivi, anche chi fa lavori manuali, o ha qualche hobby che comporta movimenti ripetitivi delle articolazioni e dei muscoli che richiedono sforzi intensi, può essere soggetto a tendinosi.
Inoltre, come avviene in generale per le tendinopatie, gli anziani hanno un rischio maggiore di tendinosi, perché con l’età il muscolo diventa meno flessibile, l’articolazione perde mobilità e il tendine acquisisce una maggiore rigidità, che lo rende meno adattabile allo sforzo e allo stress e quindi più vulnerabile.
Altre condizioni e patologie possono favorire la tendinosi, e in generale le tendinopatie, sono:
La sintomatologia tipica della tendinosi comprende prima di tutto il dolore, che si manifesta di solito insieme a una sensazione di bruciore (si parla, in questo caso, di “dolore bruciante”). Si tratta di un sintomo localizzato al tendine, che generalmente è accompagnato da gonfiore della zona circostante; in alcuni casi può comparire anche una tumefazione, a causa dell’accumulo di liquidi (edema) nel tessuto tendineo. Inoltre, si può avvertire dolore facendo pressione con le dita sulla zona coinvolta o anche solo per la contrazione del muscolo collegato.
Il dolore tende ad aumentare mentre si pratica attività sportiva e continua dopo la fine dell’allenamento. Questo vale, oltre che per lo sport, anche per le attività che comportano movimenti ripetuti e sforzo per i muscoli e le articolazioni collegati al tendine dolorante.
Il dolore dovuto a tendinosi, inoltre, si mantiene nel tempo, in quanto si tratta di una condizione cronica.
Tra gli altri sintomi della tendinosi è frequente anche la rigidità dell’articolazione, dovuta all’indurimento e all’aumento di spessore del tendine al quale è collegata, che di conseguenza limita i movimenti articolari.
A livello muscolare, la tendinosi si manifesta attraverso la difficoltà di movimento dei muscoli della zona coinvolta.
In presenza dei sintomi descritti, se la situazione non si risolve interrompendo l’attività sportiva ed evitando sforzi che coinvolgano il tendine dolorante, è opportuno rivolgersi al medico.
Per evitare il sovraccarico e ridurre il rischio di traumi e infortuni, che rappresentano le principali cause di tendinosi, è importante affrontare lo sforzo fisico in modo graduale, senza esagerare con l’attività sportiva giornaliera, moderando l’intensità degli esercizi e concedendosi adeguati periodi di recupero.
Se non è possibile prevenirla, la tendinosi può comunque essere curata con trattamenti che puntano a velocizzare il processo di riparazione del tendine, che è di per sé molto lento. In generale, la cura richiede comunque tempi lunghi (alcuni mesi) per portare alla guarigione completa. È necessario, quindi, avere pazienza.
Nella maggior parte dei casi, per la cura della tendinosi è consigliato un trattamento conservativo: è necessario un periodo di riposo, di durata consigliata dal medico, durante il quale il tendine non deve essere sollecitato con stress eccessivi e movimenti ripetitivi; se non è possibile evitare completamente i movimenti potenzialmente stressanti per il tendine danneggiato (per esempio nel caso di attività lavorative che lo sollecitano), è opportuno fare pause frequenti per permettere al tendine di recuperare.
Tra i trattamenti conservativi rientra la fisioterapia, con esercizi di stretching, cioè di allungamento del tendine per migliorarne l’elasticità e per favorire la circolazione del sangue, necessaria per velocizzare la guarigione. Inoltre, sono utili esercizi specifici per rinforzare il muscolo collegato al tendine danneggiato, in modo da ridurre il carico sul tendine durante il movimento; sembra essere utile, in particolare, il cosiddetto “esercizio eccentrico”, che prevede movimenti di contrazione muscolare associati all’allungamento del tendine (come accade quando il piede si appoggia sul terreno).
Anche il massaggio e la compressione dell’area interessata possono aiutare la guarigione, perché migliorano la circolazione.
Sono possibili, se consigliati dal medico, anche trattamenti fisioterapici più specifici, come la terapia con ultrasuoni o la tecarterapia, che si basa sul riscaldamento dei tessuti dall’interno e determina un maggiore afflusso di sangue nella zona trattata.
Per alcuni tipi di tendinosi – principalmente quelle della cuffia dei rotatori, del tendine d’Achille e della rotula – sono stati ottenuti buoni risultati con la terapia con onde d’urto, nella quale le onde acustiche prodotte da un particolare strumento vengono fatte propagare nei tessuti per stimolarne la riparazione; anche la terapia con laser può essere utile in alcuni casi.
Non sono invece consigliate, in generale, le applicazioni di ghiaccio e i farmaci antinfiammatori perché, diversamente dalla tendinite, la tendinosi non è dovuta a un’infiammazione, ma a una degenerazione del tessuto del tendine; questi farmaci potrebbero aiutare a risolvere eventuali infiammazioni presenti insieme alla tendinosi, ma devono essere utilizzati solo su indicazione del medico.
Se questi trattamenti non risultano sufficienti, un intervento chirurgico potrebbe essere indicato, ma l’opportunità di un tale intervento va valutato attentamente da parte dello specialista.
Per la fase di riabilitazione dopo qualsiasi trattamento, infine, può essere utile seguire un programma di attività fisica con basso carico sul tendine sotto la guida di un professionista.
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