Gli studi condotti negli ultimi trent’anni hanno dimostrato che le osservazioni sperimentali a supporto di questa teoria non erano adeguate a spiegare ciò che effettivamente accade nei muscoli e che l’accumulo di acido lattico, pur presente, è al più un indicatore di fatica muscolare, ma non la causa dei sintomi. L’idea attuale, formulata sulla base di numerosi studi, è che la sensazione di affaticamento e calo delle performance durante l’esercizio dipenda principalmente dalla liberazione di altre sostanze nocive, la cui concentrazione aumenta all’interno del muscolo durante il processo di contrazione.
Al contrario, l’acido lattico sembrerebbe esercitare un ruolo neutro o, secondo alcuni ricercatori, addirittura favorevole, contribuendo a contrastare la fatica muscolare (in sinergia con altre sostanze protettive, come le catecolamine), a proteggere la funzionalità muscolare durante l’attività e/o a promuovere il recupero post-esercizio.
In ogni caso, ciò di cui non può essere ritenuto responsabile l’acido lattico è la DOMS (Delayed Onset Muscular soreness), ossia l’infiammazione muscolare ritardata che insorge dopo 12-24 ore dal termine di un’attività fisica intensa e che può persistere fino a 3-5 giorni. Diversi studi hanno infatti dimostrato come l’accumulo di acido lattico permanga nei muscoli per un tempo limitato, venendo del tutto smaltito nell’arco di 1-2 ore. L’acido lattico, quindi, non è più presente quando compaiono i sintomi tipici della DOMS.