Noto popolarmente anche come “cipolla”, è uno dei disturbi più comuni a carico del piede. Una patologia dolorosa per la quale, fortunatamente, non mancano le opzioni terapeutiche.
Il piede è una parte del corpo di cui a volte si dimentica l’importanza. Eppure il suo ruolo è prezioso nel garantire, per esempio, la stabilità in posizione eretta e nel permettere movimenti apparentemente così scontati come camminare, correre, saltare. Non a caso è caratterizzato da un’anatomia piuttosto complessa, in cui entrano in gioco numerose strutture (ossa, articolazioni, muscoli, legamenti, tendini) che interagiscono per mantenere un prezioso equilibrio.
Così, quando qualcosa non va come dovrebbe proprio a livello plantare (per esempio per colpa di una sindrome ossea o di vere e proprie fratture, di una eccessiva pressione articolare o di una lesione muscolare, legamentosa o tendinea) è facile trovarsi in difficoltà nella vita di tutti i giorni: può dare fastidio se non diventare impossibile indossare il proprio paio di scarpe preferito, si può andare incontro a problemi posturali e può risultare compromessa anche la corretta e normale deambulazione.
Ne sa qualcosa chi si trova a fare i conti con l’alluce valgo, una deformità ossea tra le più comuni a carico dell’avampiede, caratterizzata da una deviazione del dito alluce: può coinvolgere persone di ogni età, ma più spesso gli adulti e, in generale, riguarda più le donne degli uomini. L'alluce valgo è, quindi, una condizione dolorosa che interessa da vicino la salute dei piedi, influendo sul benessere, in particolare, dell'alluce e (occasionalmente) del secondo dito. Comprenderne le cause, individuare i rimedi appropriati e adottare esercizi specifici può quindi essere determinante nel mantenimento del benessere generale dei piedi.
Scopriamo tutto quello che c’è da conoscere su questa patologia: cause, ma anche sintomatologia e rimedi esistenti, non solo quelli che permettono di avere sollievo dai sintomi, ma anche le strategie che portano alla correzione e alla guarigione.
L’alluce valgo è una deformità dell’articolazione metatarso-falangea alla base del primo dito, posta tra la falange prossimale (il primo osso della punta del dito) e la testa dell’osso metatarsale (il primo osso lungo del piede). In sostanza, si parla di alluce valgo quando l'alluce e/o l'osso al quale è collegato sono fuori posto.
Tale deformità determina una deviazione laterale dell’alluce verso le altre dita e una deviazione ossea della base del dito verso l’esterno. Si crea così una protuberanza, comunemente detta “cipolla”, che può risultare molto dolorosa a causa dell'attrito fra l'osso e la calzatura.
In fase iniziale, l'alluce valgo può apparire come un semplice difetto estetico e interessare solo la regione dell'alluce; con il tempo, però, la situazione può peggiorare fino a compromettere il corretto funzionamento del piede. La deviazione, infatti, può arrivare a coinvolgere anche il secondo dito (illice) e, man mano, anche tutte le altre dita del piede, portando a ulteriori deformità; tra queste, vi sono le dita a martello e/o l'accavallamento delle dita.
In una piccola percentuale di casi l’alluce valgo può essere una deformazione congenita: questo vuol dire che una causa dell'alluce valgo è spesso legata a una predisposizione genetica. Più spesso, però, la deformità che colpisce l’osso e l’articolazione dell’alluce è acquisita.
Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma probabilmente entrano in gioco molteplici fattori, tra cui:
In sostanza, fattori come l'indossare calzature con punta stretta, l'eccesso di peso e la presenza di una particolare configurazione del piede, come la pianta stretta, possono aumentare il rischio di sviluppare questa deformità. La gravità della deformazione è a sua volta determinata da vari fattori, e può essere alla base di formazione di calli e di un maggiore o minore spostamento dell'alluce verso il secondo dito.
I primi segnali dell'alluce valgo riguardano solitamente una sensazione di dolore nell'articolazione quando si indossano scarpe eccessivamente strette. Successivamente, invece, i sintomi possono includere gonfiore, arrossamento e ingrossamento intorno all'articolazione.
In via generale, l'alluce valgo determina principalmente:
L’alterata meccanica della prima articolazione metatarso-falangea, inoltre, con l’andare del tempo può determinare la comparsa di fenomeni di artrosi. Il progressivo aggravamento e aumento di dimensioni della deformità ossea, inoltre, comporta un danno funzionale (l’alluce si irrigidisce e i movimenti sono limitati, per cui può diventare difficile camminare e indossare le calzature) e anche estetico.
In virtù della sintomatologia sin qui descritta, la diagnosi si può facilmente ottenere a partire da una visita medica, corredata da un’anamnesi accurata (il medico si informa sulle caratteristiche e sulla durata dei sintomi, sulle abitudini di vita, sul tipo di calzature indossate abitualmente, sulla storia clinica del paziente, ecc.), e dall’esame del piede, alla ricerca delle possibili cause della deformità (potranno essere valutati per esempio la condizione della pianta del piede, la presenza di anomalie come il piede cavo o piatto, la rigidità o meno delle articolazioni, la posizione di appoggio del calcagno a riposo, ecc.). Si esaminerà, inoltre, la condizione dell’articolazione metatarso-falangea del primo dito, in fase sia di scarico (cioè senza appoggiare il piede a terra) sia di carico (con il peso del corpo sul piede).
In genere poi il medico può ricorrere a esami ulteriori per identificare con precisione l'entità della deviazione dell'alluce e la condizione dell'articolazione coinvolta:
Infine, se l'articolazione risulta eccessivamente dolorosa, arrossata e gonfia, il medico può prelevare e analizzare il liquido articolare (tale procedura prende il nome di "aspirazione articolare") direttamente dall'alluce, allo scopo di individuare la presenza di artrite infettiva o gotta.
Inizialmente, la terapia per il trattamento dell'alluce valgo consiste in un trattamento conservativo, che non prevede, quindi, il ricorso alla chirurgia. Questo tipo di trattamento è volto in particolare a gestire i sintomi, alleviare il dolore e prevenire o quantomeno limitare il peggioramento della deviazione dell'alluce, e comprende:
Nei casi più gravi, i trattamenti medici possono includere nel percorso terapeutico anche farmaci antidolorifici o iniezioni per alleviare l'infiammazione. In presenza di patologie concomitanti come il diabete, la gestione della terapia farmacologica deve essere effettuata con particolare attenzione. In alcuni casi, quando il dolore persiste e la deformità è grave, può essere preso in considerazione anche il trattamento chirurgico. Se, infatti, il trattamento conservativo non permette una soddisfacente gestione dei sintomi e la patologia arriva a ostacolare pesantemente le attività di tutti i giorni, in genere si valuta il ricorso alla chirurgia per la correzione dell’alluce valgo. Esistono diverse procedure: la scelta della metodica più adatta al caso viene fatta dallo specialista tenendo conto delle caratteristiche della deformità riscontrate con la visita e gli esami di accertamento.
Il medico specialista, dopo una attenda valutazione del caso, è in grado di valutare le modalità di intervento appropriate. Le diverse tecniche possono anche essere combinate tra loro. Va anche precisato che l'intervento può avvenire anche con l'uso di tecniche “a cielo aperto”, che prevedono incisioni anche di alcuni centimetri, o con una chirurgia mininvasiva, spesso percutanea (la tecnica percutanea prevede incisioni puntiformi o di pochi millimetri). I risultati sono in genere equiparabili, anche se le tecniche mininvasive consentono di ridurre i tempi di intervento e di degenza e determinano una minore aggressività sui tessuti molli.
Il post-operatorio può variare in base al tipo di procedura eseguita. In genere viene applicata una medicazione con bendaggio che mantiene il dito in posizione corretta e comprime la ferita per ridurre al minimo il gonfiore post-operatorio. Di solito per un periodo iniziale occorre tenere il piede operato a riposo, limitando il carico (le tempistiche esatte dipendono ancora una volta dalla tecnica chirurgica cui ci si è sottoposti).
Di solito poi segue un percorso di riabilitazione, con esercizi specifici, proposti dal medico o dal fisioterapista, che aiutano a ripristinare la forza del piede e i movimenti corretti e completi (per esempio un esercizio proposto può prevedere di raccogliere delle biglie dalla terra usando le dita del piede).
I tempi di recupero dipendono anche da come si è svolto il post-operatorio. In genere, comunque, sono necessari alcuni mesi, durante i quali è fondamentale rispettare le indicazioni dei medici (anche riguardo il tipo di calzature comode più adatte sia in fase di recupero sia dopo la guarigione) anche per la prevenzione di una recidiva della deviazione dell’alluce. Nelle settimane successive all'intervento chirurgico sarà comunque possibile camminare, indossando scarpe progettate appositamente per non far gravare il peso sulla zona oggetto dell'intervento. Dopo circa 15-20 giorni il bendaggio sarà sostituito e, gradualmente, si potrà ricominciare a indossare le scarpe da ginnastica. Il recupero funzionale sarà comunque un percorso graduale, con tempi variabili a seconda della gravità e delle condizioni dei singoli casi, che vanno da un minimo di un mese a un massimo di circa 3 mesi.
Va, inoltre, specificato che è cruciale anche la prevenzione, specialmente in soggetti con predisposizione genetica. L'attenzione alla salute dei piedi sin dalla giovane età, e l'uso consapevole di calzature possono ridurre il rischio di sviluppare questo problema. Inoltre, è fondamentale fare formazione sull'importanza della salute dei piedi, specialmente nei bambini.
In conclusione, la cura dell'alluce valgo richiede una combinazione di attenzione ai fattori di rischio, rimedi conservativi e, in alcuni casi, interventi medici. Il benessere dei piedi è essenziale per la salute generale, e la prevenzione gioca un ruolo chiave nella gestione a lungo termine della condizione.
L'alluce valgo, noto anche come "cipolla", rappresenta una deformità dell'articolazione metatarso-faringea localizzata nel primo dito del piede. Questa condizione è dolorosa e può influenzare la salute dei piedi, compromettendo la deambulazione quotidiana e la postura.
Le cause possono essere congenite o legate a fattori quali calzature inadeguate e patologie reumatiche o neuromuscolari.
La diagnosi si basa su un'accurata valutazione medica, comprensiva di esami come radiografie. I trattamenti sono individuati partendo dalla causa scatenante; questi includono spesso terapie conservative (impacchi di ghiaccio, farmaci, utilizzo di scarpe adeguate o esercizi specifici), ma in casi particolarmente gravi può essere necessario il ricorso all'intervento chirurgico.
Fondamentale è la prevenzione, che si mette in atto prendendosi cura quotidianamente della salute dei propri piedi.
I primi sintomi dell'alluce valgo si manifestano con un dolore costante nell'articolazione metatarso-falangea del primo dito, specie nel momento in cui si indossano scarpe chiuse. Successivamente, si sviluppa un gonfiore e un arrossamento intorno all'articolazione (borsite).
L'alluce valgo deriva spesso da una predisposizione genetica, ma l'uso di calzature inadeguate può contribuire al peggioramento di un preesistente difetto del piede, che sia questo congenito o acquisito in seguito a traumi o patologie.
È opportuno rivolgersi al medico ortopedico e fisioterapista affinché vengano prescritte le opportune pratiche da apportare quotidianamente, come l'utilizzo di scarpe comode, se necessario accompagnate da specifici tutori e attività fisioterapiche. Possono essere utili anche esercizi specifici mirati a rinforzare i muscoli dei piedi, come flessioni ed estensioni delle dita, rotazione di piccoli oggetti con i piedi e l'utilizzo di sfere da massaggio, per contribuire a mantenere la flessibilità e la capacità di movimento.
Il medico ortopedico, dopo un'attenta diagnosi, valuterà il trattamento idoneo in base allo stato del disturbo e alla sintomatologia manifestata. Si passa da un trattamento conservativo (impacchi di ghiaccio, fisioterapia, tutori e calzature specifiche) e, nei casi più estremi, può essere consigliato un intervento chirurgico.
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