Con tutto il lavoro che gli è richiesto, non deve stupire che le anche possano essere interessate da dolore o altri sintomi, talvolta di intensità tale da limitare i movimenti o costringere a interrompere ciò che si sta facendo. Ma da che cosa possono dipendere i disturbi a questo livello? E come comportarsi quando compaiono?
L'anca è una delle articolazioni del corpo umano sottoposta ai maggiori stress meccanici e a cui è richiesta un'ampia gamma di movimenti sia durante le comuni attività quotidiane (camminare, salire le scale, divaricare le gambe, tirare un calcio, sedersi a gambe incrociate ecc.) sia, soprattutto, quando si praticano sport o lavori pesanti che impegnano la parte inferiore del corpo.
Le anche sono, inoltre, sottoposte a un carico considerevole e costante, sia quando si è in piedi sia da seduti, perché su di esse grava tutto il peso della parte superiore del corpo, riuscendo a "riposarsi" realmente soltanto quando ci si sdraia in posizione perfettamente orizzontale.
Per semplicità, l'articolazione dell'anca può essere visualizzata come una palla da baseball in un guantone: la palla è la testa del femore, mentre il guantone che la accoglie è l'acetabolo, osso concavo che fa parte della pelvi (bacino). L'acetabolo segue perfettamente il profilo della testa del femore, ma la circonda soltanto in parte, lasciandole un'ampia possibilità di orientamento nelle tre direzioni dello spazio, cui conseguono i possibili movimenti della gamba (in avanti e indietro, di abduzione/adduzione e rotazione verso l'interno e l'esterno).
Se la testa del femore o la superficie dell'acetabolo vengono danneggiate da patologie o da traumi, oppure se le guaine che le rivestono, le cartilagini interposte o i cuscinetti di ammortizzazione si rovinano o si infiammano, può insorgere coxalgia.
Con il termine "coxalgia" (composto dal latino "coxa", parola usata per indicare l'anca in condizioni patologiche, e "algia", dolore) ci si riferisce in modo generico a qualunque condizione dolorosa che interessa l'articolazione dell'anca, senza suggerire di per sé quale possa essere la possibile origine del sintomo.
La precisa localizzazione di tale dolore può essere abbastanza diversa a seconda della causa, sia perché l'articolazione dell'anca è ampia e complessa sia perché la regione in cui si trova è attraversata da innumerevoli strutture muscolari, tendinee, legamentose e nervose che possono irradiare il dolore in diversi punti della regione del bacino. Tipicamente, le sedi più comuni in cui si manifesta il dolore all'anca sono, nella parte anteriore, l'inguine (a volte, con irraggiamento verso l'interno della gamba) e, nella parte posteriore, il gluteo o la zona lombare della schiena. In alcuni casi, però, si può sentire un dolore più "profondo", all'interno dell'articolazione.
A volte, il dolore compare in modo acuto ed è molto intenso, in genere in caso di traumi severi che possono verificarsi a causa di contusioni violente del bacino (cadute, incidenti automobilistici ecc.) o di movimenti che sollecitano eccessivamente i legamenti, i tendini e i muscoli di sostegno dell'articolazione (strappi, stiramenti, infiammazioni acute reattive ecc.). In altri casi, il dolore può iniziarsi a manifestarsi in modo spontaneo, risultando inizialmente lieve o modesto e aumentando progressivamente nel corso dei mesi o degli anni, creando via via più problemi. In questi casi, di solito, all'origine ci sono traumi da usura o patologie degenerative che peggiorano nel tempo.
Anche in funzione dell'intensità dei dolori (ma non necessariamente), la coxalgia può associarsi a limitazione dei movimenti dell'arto inferiore, calo di forza, deficit funzionali di vario tipo, difficoltà di deambulazione e zoppia.
Le cause più comuni di dolore all'anca in persone con età superiore ai 40 anni sono di tipo cronico-degenerativo e riguardano più spesso le donne rispetto agli uomini, per ragioni genetiche, metaboliche e ormonali.
Una delle problematiche più comuni all'origine della coxalgia dell'adulto è indubbiamente l'artrosi dell'anca (coxartrosi), che tutti sviluppano con il passare del tempo, in misura più o meno pronunciata in relazione alla predisposizione individuale, all'attività sportiva e lavorativa svolta nel corso della vita, agli eventuali traumi subiti a livello del bacino o del femore e ai possibili esiti a lungo termine di una displasia dell'anca presente in epoca neonatale. In chi soffre di artrosi dell'anca, il dolore è determinato principalmente dall'infiammazione delle capsule e dei tessuti articolari che rivestono le superfici ossee, non più protette da un sufficiente cuscinetto di cartilagine e danneggiate dall'artrosi.
In alcuni casi, la degenerazione delle superfici dell'acetabolo e della testa del femore non dipende soltanto da un fenomeno di "usura meccanica" protratto nel tempo, ma da un processo infiammatorio patologico attivo. In questi casi, si parla di artrite dell'anca e la coxalgia che ne consegue può essere particolarmente severa e invalidante. Le tre principali forme di artrite dell'anca su base immunitaria sono legate all'artrite reumatoide, alla spondilite anchilosante e al lupus eritematoso sistemico (LES). Diversamente dall'artrosi, le artriti infiammatorie possono interessare persone di qualunque età, compresi i bambini, e spesso esiste una predisposizione familiare.
In persone giovani e attive, il dolore all'anca può dipendere invece da infiammazioni acute transitorie o da una lesione a carico di diversi elementi dell'articolazione, generalmente in conseguenza di traumi, uso eccessivo/sovraccarico o movimenti abnormi. Si possono, quindi, sperimentare coxalgia da borsite dell'anca (quando si infiammano le capsule articolari) oppure come conseguenza di strappi a carico principalmente dei muscoli addominali inferiori o del muscolo flessore dell'anca. Episodi di borsite acuta possono essere indotti anche da artrosi e artriti dell'anca oppure dalla presenza di disallineamenti anatomici, come una lunghezza delle gambe leggermente diversa.
Quando il dolore si estende alla regione inguinale e alla parte interna della coscia, si parla di Groin Pain Syndrome (sindrome del dolore all'inguine), un disturbo che interessa principalmente chi pratica sport a livello amatoriale o professionistico e che pone qualche difficoltà diagnostica anche a ortopedici esperti. Gli sport che espongono a un maggiore rischio di svilupparlo sono quelli che coinvolgono intensamente le gambe e comportano frequenti accelerazioni/decelerazioni, cambi di direzione, salti e calci o che comunque impongono stress all'area del bacino, come il calcio, il rugby, l'hockey, il pattinaggio, la pallacanestro, la danza, la ginnastica artistica e l'equitazione.
Un dolore all'anca che si sviluppa spontaneamente durante l'adolescenza potrebbe invece essere dovuto a una displasia dell'anca non adeguatamente corretta nei primi anni di vita e rimasta asintomatica durante l'infanzia. Questa eventualità, più frequente fino a qualche decennio fa, è oggi abbastanza rara nei Paesi occidentali dal momento che tutti i bambini vengono sottoposti a ecografia dell'anca poco dopo la nascita proprio per diagnosticare e trattare tempestivamente questo problema ed evitare sia il possibile sviluppo di zoppia durante l'accrescimento sia la comparsa di artrosi dell'anca e (indirettamente) del ginocchio già in giovane età.
Soprattutto se compare dopo un allenamento abbastanza impegnativo per le gambe e dopo i 35 anni, un dolore all'anca lieve e occasionale non deve preoccupare e non richiede una valutazione medica.
Quando, invece, il dolore è significativo, si ripresenta spesso durante o dopo l'attività fisica (o semplicemente quando si cammina, si salgono le scale o si trasportano pesi), tende a persistere a lungo o, addirittura, a infastidire anche a riposo, è necessario sottoporsi a una visita specialistica ortopedica e ad alcuni esami strumentali di approfondimento, per verificare lo stato dell'articolazione.
Durante la valutazione clinica, l'ortopedico raccoglierà la storia clinica individuale e familiare e sottoporrà l'anca a particolari manovre orientate a esaminare la mobilità articolare e a evidenziare i movimenti che causano dolore o una sua riacutizzazione. Ciò permetterà allo specialista di valutare il probabile disturbo all'origine della coxalgia e di orientare le successive indagini di conferma. In particolare, vengono di norma previste radiografie dell'anca, per visualizzare i rapporti tra le componenti ossee articolari e la presenza di conflitti o disallineamenti, nonché di eventuali erosioni superficiali o protuberanze anomale a livello dei capi articolari dovute ad artrosi o artriti.
Per ottenere informazioni sui tessuti molli (capsule articolari, tendini, legamenti ecc.), non visibili nelle radiografie, può essere effettuata un'ecografia dell'anca (soprattutto, in età pediatrica) o esami di livello superiore, finalizzati ad indagare anche la presenza di particolari patologie sottostanti.
La cura della coxalgia dipende dalla causa (acuta o cronica) che l'ha determinata, dal livello di gravità della patologia di base, dall'età e dallo stato di salute generale del paziente. In tutti i casi, quando il dolore è modesto e non interferisce eccessivamente con le attività abituali oppure quando si presenta soltanto in determinati momenti, il primo approccio è di tipo conservativo e basato sull'impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o antidolorifici, su opportuni cambiamenti dello stile di vita e sul ricorso alla fisioterapia e/o terapie fisiche (applicazione di caldo/freddo, onde d'urto ecc.).
I trattamenti farmacologici sono generalmente efficaci nel controllare la coxalgia nel breve termine e, insieme al riposo e all'applicazione di ghiaccio o calore per alcuni giorni, riescono ad alleviare il disagio e possono coadiuvare la risoluzione di traumi acuti che guariscono spontaneamente. La fisioterapia permette invece ai pazienti sia di rinforzare i muscoli e i legamenti che stabilizzano e assecondano la mobilità articolare, sia di apprendere posture e movimenti "sicuri" che consentono di utilizzare l'anca in modo più ergonomico, minimizzando gli stress impropri ed evitando i fastidi conseguenti.
Per facilitare l'esecuzione degli esercizi e il movimento dell'anca in tutte le direzioni dello spazio senza caricare eccessivamente, in genere, vengono proposti programmi di fisioterapia in acqua che, oltre a ridurre il peso applicato, permettono di eseguire i movimenti in modo più graduale e calibrato. La riabilitazione fisioterapica in acqua è molto usata anche per supportare il recupero della funzionalità dell'anca dopo traumi accidentali severi o dopo gli interventi di chirurgia artroplastica parziale o totale (sostituzione di una parte o di tutta l'articolazione con protesi all'anca biocampatibili), che si rende necessaria quando le superfici dell'acetabolo e/o della testa del femore sono eccessivamente danneggiate o usurate per poter continuare a svolgere la propria funzione fisiologica.
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